Per avvicinarsi e imparare a giocare a golf, sarebbe meglio evitare il “fai da te” poiché potrebbe indurre in grandi errori dovuti al fatto che il corpo memorizza tutto, anche i movimenti sbagliati.
Conosco diverse persone che attraverso qualche lezione su Youtube o qua e là sul web pensano di poter andare in campo e abbassare il loro handicap. Cosa che poi non funziona poiché ogni persona è un individuo a sé, unico, particolare, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista mentale.
La lezione con il maestro, invece, serve proprio a far crescere le potenzialità, anche quelle nascoste, di ciascuna persona che vuole dedicarsi allo sviluppo di questo gioco anche a livello dilettantistico.
In base alla mia esperienza, posso dirvi che sicuramente gli allievi ritengono che la prima lezione con il maestro sia quella più bella o più piacevole. Questo in effetti è vero poiché, essendo totalmente a digiuno del significato di giocare a golf, si lasciano andare ai primissimi consigli e ai suggerimenti del maestro, in pratica si affidano completamente a quest’ultimo.
Per poter imparare a giocare bene, però, una lezione sola non serve a nulla. Quindi, lezione dopo lezione, sarà la bravura, l’abilità e l’autorevolezza del maestro a far crescere le vostre potenzialità di gioco, il vostro swing, talvolta cambiando la modalità di insegnamento e andando in “contrasto” con l’allievo.
Certo, vi sembrerà strano tutto questo, invece è importantissimo sapere che il maestro ha il dovere morale di far superare al proprio allievo almeno due ostacoli: il primo è la zona di confort, ovvero la voglia dell’allievo di rimanere con le proprie idee e i propri difetti, magari con la convinzione che quello che riesce a fare è il gioco giusto per se stesso; il secondo è “resettare” il corpo dell’allievo dai movimenti sbagliati che ha acquisito, probabilmente con il forte contributo della routine.
Beh, capirete ora che il lavoro del maestro, e quindi la preparazione che egli deve mettere in campo con ciascun allievo, è altissima. Sono consapevole tuttavia del fatto che in molti abbiano pensato che il lavoro del maestro fosse semplicemente quello di “guardare” l’allievo durante la lezione in campo pratica, senza concentrarsi affatto. Nulla di più errato!
Il vostro maestro, deve stare “sul pezzo”, come si dice in gergo. Deve cioè capire come aiutare il proprio allievo durante la lezione e quindi valuterà tutti gli aspetti del gioco, compreso quello emotivo.
Come vi accennavo poc’anzi, il corpo si abitua a tutte le novità e subito dopo le metabolizza e le rende routine. Purtroppo, se la routine è quella errata, si rischia di memorizzare un movimento sbagliato, portandoci a non prendere più la palla pur pensando di ripetere lo stesso movimento del giorno prima e di quello prima ancora. Ed è qui che cominceremo ad avere molti dubbi, soprattutto partendo dall’allenamento, pensando che alla fine le lezioni prese e l’allenamento fatto da soli non abbia dato i frutti sperati. Ma questi pensieri, non sono la realtà, sono solo pensieri negativi e, come detto all’inizio, le frustrazioni e le delusioni sono le principali componenti del golfista, a tutti i livelli, anche per il golfista bravissimo, con un handicap di gioco bassissimo.
Nel gioco del golf, essendo in continuo movimento, il corpo è facilmente a rischio di dolori muscolari e ossei e, dunque, pur di adattarsi al movimento che ha imparato durante le lezioni o durante l’allenamento, reagisce modificano lo swing.
Questo, se ci pensate, è del tutto naturale in quanto il corpo e la mente cercano di trovare, insieme, una soluzione per continuare a lavorare, a muoversi, a giocare, senza per forza doversi fermare. Purtroppo queste difficoltà contribuiscono fortemente a far assumere una postura sbagliata, determinando la perdita di controllo sia della direzione del volo della palla che dello stesso impatto con il bastone.
L’intervento del maestro durante la lezione servirà a riassestare il corpo e la mente dello del suo alievo. Questo lavoro non è proprio facile, per entrambi, poiché al maestro non basterà dire all’allievo la parola magica “dimentica” e all’allievo non basterà sentire le sole parole del maestro per cambiare il suo atteggiamento.
Come fare allora?
Il maestro dovrà trovare il modo e l’esercizio migliore per resettare le informazioni errate e sostituirle con quelle corrette. E, come vi dicevo prima, non è sempre facile poiché per aiutare l’allievo a raggiungere i risultati, potrebbe essere necessario usare anche un po’ di autorità, in modo da far comprendere al corpo e alla mente dell’allievo che ci sono delle regole diverse da acquisire.
La lezione con il maestro servirà a determinare l’allenamento corretto, con movimenti sempre più uguali e ripetitivi nelle successive giornate. Tali movimenti, infatti, potranno giovare a riportare il corpo e la mente dell’allievo agIi standard normali da seguire.
A questo punto, vi posso garantire che sarà proprio lo stesso allievo che, per mantenere attivo tutto il movimento, ripeterà spesso la lezione con il maestro.
Concludo questo discorso con la speranza di aver fatto comprendere che fare le lezioni con il maestro è fondamentale innanzitutto per avvicinarsi al gioco del golf e poi per l’apprendimento e la messa in campo di un buon gioco.
Fare una lezione e poi fermarsi pensando di aver capito, porta l’allievo ad accumulare difetti su difetti, con il grande rischio che tutti i sacrifici fatti si rivelino inutili facendo prevalere l’abbandono dell’attività sportiva.